L’ultimo film di Gianni Amelio e Cecilia Pagliarani, Registro di Classe, ha dato il via ieri sera alla XVI edizione del Sottodiciotto Film Festival. La proiezione è stata proceduta da un cerimonia d’apertura che avuto come ospiti, oltre ai padroni di casa Domenico Chiesa ed Emiliano Fasano, la scrittrice Margherita Oggiero, il Presidente di INDIRE Giovanni Biondo, e Stefano Boni del Museo del Cinema.
Il film è un ritratto autentico della scuola italiana dal 1900 al 1960: questo primo episodio reca il nome di Libro Primo. Attraverso preziosi materiali d’archivio dell’Istituto Luce e della Rai, i registi ci offrono un cine-documentario originale molto vivace e divertente. Il film si apre con una scena in una scuola di Pontignola, in Calabria, dove è protagonista l’alunno più vecchio del mondo: 91 anni e l’esigenza di imparare a scrivere per i figli lontani. Attraverso un montaggio di riprese e filmati dell’epoca, Amelio e la Pagliarani ci portano indietro nel tempo nella scuola italiana fascista e post-fascista, e su e giù per l’Italia, evidenziando i problemi che forse noi giovani di oggi non immaginiamo neanche: i maestri che vengono mandati in regioni lontane ad insegnare non riescono a capire e a farsi capire dagli alunni, la gestione dei bambini in difficoltà attraverso le classi differenziali, le scuole serali per i genitori afflitti da un analfabetismo molto elevato, le scelte dei padri (la cui professione è regolarmente annotata sul registro di classe) per la professione dei figli dopo la quinta elementare. Un film che fotografa l’Italia di quegli anni senza sconti ma senza retorica, che è capace di farci sorridere e anche arrabbiare, commuovere e riflettere perché davvero ci immerge in una realtà a tutto tondo. I ragazzi di oggi scopriranno in quelle immagini qualcosa che non conoscono e i ragazzi di ieri ritroveranno qualcosa che gli appartiene.
“Se le scuola perde i ragazzi è come un ospedale che cura i sani e respingi i malati. Richiamateli, ricominciate tutto da capo, insistete all’infinito”.