Quante volte capita in un ristorante che a tutti i tavoli si parli dello stesso argomento? A cena da Alex de la Iglesia questo accade per 90 minuti, il fuso orario di ogni calciatore, e il piatto principale è la vita del più grande di tutti, Leonel Messi. A raccontarne l’ascesa professionale e umana, fin da quel piccolo quartiere di Rosario, in Argentina, dove ogni bambino inseguiva un pallone ma solo uno riusciva a non perderlo mai, sono le figure fondamentali della strada di Leo: le maestre delle elementari, i tecnici delle giovanili e quelli della maturità, Piquet, Iniesta, Masquerano e altri compagni di squadra del Barcellona, e gli amici d’infanzia lasciati a soli 13 anni per sfidare il mondo intero.
Questo passaggio di testimonianze davanti a un calice di vino, espediente indovinato come stimolo al racconto, e marca inconfondibile di un’identità argentino-spagnola, si intreccia ad altri due sistemi narrativi: la ricostruzione dei primi anni del calciatore (con recitazioni senza pretese) e le sequenze delle più memorabili gesta sportive del campione. Le musiche trionfali che accompagnano il montaggio celebrano ancor di più l’umiltà di un ragazzo silenzioso, introverso, lontano e diverso dall’esibizionismo che oggi si concedono troppe leggende. Perché Messi sa che, aldilà dei goal al Real Madrid, i palloni d’oro, le statistiche aggiornate giorno per giorno, i record infranti per sempre e gli eterni confronti con Maradona, la vera conquista è quel gruppo di persone che ora sta cenando e spiegando chi è Leo veramente.
E cosa arriva agli spettatori, ai ragazzi delle scuole medie riunite al cinema Massimo? Un esempio concreto del coraggio di mettersi in gioco, di raggiungere il proprio limite, dovunque esso sia posto, perché esprimersi in tutte le proprie possibilità è forse lo scopo più nobile, su tutti i tipi di campi. Il concetto viene poi ripreso e rafforzato: mentre scorrono i titoli di coda, entrano in sala gli atleti della Nazionale Italiana reduci dalla vittoria agli Special Olympics di Los Angeles. Piccoli Messi in carne e ossa, essi trasmettono con genuinità le emozioni di praticare uno sport dove le regole siano uguali per tutti, e il sudore condiviso, perché recita il Giuramento Ufficiale degli atleti Special: «che io possa vincere, ma se non ci riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze».